Come è andata a finire una storia partita male e gestita peggio

L’annuncio era uno di quelli che avrebbe fatto felice chiunque: mezzi pubblici gratis per i giovani di età compresa tra gli 11 e i 19 anni. Si quantificava persino il numero: 400.000 under 19 indipendentemente dal reddito delle loro famiglie.

Era luglio 2023 e il Sindaco di Roma non stava più nella pelle. Il 18 la Giunta deliberava uno scostamento di bilancio per finanziare gli abbonamenti e il 31 l’Assemblea Capitolina approvava. Si favoleggiava di ben 10 milioni di euro per ciascun anno dal 2023 al 2025 destinati a pagare gli abbonamenti dei 400.000 under 19.

Fonte: Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 141 del 31 luglio 2023

La stampa fa risuonare a gran voce la misura: da settembre 2023 ben 400.000 under 19 romani viaggeranno gratis sui mezzi pubblici.

Ma qualcosa non torna nei conti.

Se tutti i 400.000 under 19 avessero fruito dell’abbonamento gratuito, la cifra necessaria non sarebbe stata pari a 10 milioni di euro ma a 100 milioni di euro (400.000 under 19 * 250€ di abbonamento = 100.000.000€). Per tre anni. Ogni anno. Abbastanza da far saltare il banco. Errore nelle moltiplicazioni? Svista? Ottimismo? Non lo sapremo mai, anche se i sospetti di scarsi voti in matematica sono fortissimi.

Infatti in quei giorni al Campidoglio si consuma un piccolo dramma: si susseguono telefonate e incontri, pare che il Sindaco fosse molto contrariato, è obbligato a rimangiarsi la troppo abusata (ma sua preferita) parola magica gratis. Gli abbonamenti non saranno più gratis gratis, saranno quasi gratis, con una delle millemila sfumature a cui ci hanno abituati gli acchiappavoti capitolini, a soli 50€. Gli altri 200€ se li accolla comunque il Comune. Cioè i Cittadini con le loro tasse.

E i 10 milioni di euro non sarebbero stati più 10 ma meno di 8.

Fonte: Deliberazione Giunta Capitolina n. 316 del 5 settembre 2023

Del resto a via Capitan Bavastro (sede dell’Assessorato alla Mobilità) era chiaro che girassero tutti con le dita incrociate. Nel 2022, quando non esisteva una simile misura, i giovani 11-26 (e non 11-18) richiedenti le agevolazioni erano stati miseri 24.949 costando alle casse comunali un’inezia, appena 2.831.700,00€. Ora si spera che siano solo 38.860*200€, pari a 7.772.000,00€ tondi tondi IVA inclusa.

Fonte: ATAC S.p.A. – Abbonamenti agevolati under 26 anno 2022

In realtà a consuntivo ATAC chiede il rimborso di 88.318 abbonamenti calcolando un controvalore di quasi 18 milioni di euro, cioè quasi 10 milioni in più di quelli previsti con le sontuose delibere della Giunta e dell’Assemblea. Il Comune è disposto a riconoscere ad ATAC solo 38.860 abbonamenti, pari ai 7.772.000,00€ già deliberati in bilancio. E chiaramente l’Azienda non ci sta, vuole essere pagata anche per gli 88.318 – 38.860 = 49.458 abbonamenti restanti (cioè altri 9.891.600,00€) ed è preoccupata soprattutto per il futuro: “Fermo il diritto della Società ad ottenere il rimborso dei titoli in parola – fondato sulla legge, sul contratto e sulla giurisprudenza, anche di recente stratificatasi sulla materia – si invita l’Azionista (cioè il Comune, ndr) a individuare ogni idonea soluzione tesa a ricostituire per gli esercizi successivi al 2023 la doverosa corrispondenza tra volumi di titoli agevolati e finanziamento disponibile“. Così in una nota riportata da Il Messaggero del 13 settembre 2024.

Fonte: ATAC S.p.A., Bilancio di Esercizio al 31.12.2023, p. 36

Comunque pure il Presidente della Regione Rocca nel 2023 aveva avvertito qualche incertezza: “I fondi ora vanno reperiti, ci lavoriamo, non c’è una copertura lunga, ma faremo tutto il possibile. Ci sono delle priorità, è la parte più dura quando si governa. Ora dobbiamo trovare le risorse per il 2024, perché sarà difficile farlo entro fine anno” (Roma Today, 27 luglio 2023). Insomma, se ogni promessa è debito, quella del quasi gratis per gli under 19 è più che altro soprattutto debito.

Sei errori capitali e perché la vicenda è emblematica

Errore numero 1: la confusione regna sovrana. Il Comune di Roma, committente del servizio pubblico, è il proprietario di ATAC. È l’unica ragione per cui Comune e ATAC andranno ai ferri corti solo di facciata per l’inezia dei quasi 10 milioni. Il Comune non vuol fare a meno della sua Azienda, l’Azienda non può fare a meno dei soldi del suo proprietario. Questo caso, che in ogni altro contesto finirebbe in tribunale, si risolverà tra amici con qualche schermaglia e con qualche benevolo accomodamento. Come per esempio l’aumento del costo dei biglietti, a cui TUTraP-APS è contraria.

Errore numero 2: ricorso alla parola magica gratis. Se qualcosa è gratis non vuol dire che nessuno paga, vuol dire che tu paghi anche per qualcun altro che non paga. Ogni volta che un politico pronuncia questa parola magica è bene ricordare che si sta preparando un bidone per i contribuenti.

Errore numero 3: difficoltà con la matematica. È importante che nei posti chiave ci siano persone capaci di fare i conti, soprattutto se si tratta di soldi pubblici. A nessun soggetto implicato nella vicenda è venuto in mente di fare la giusta moltiplicazione per rendersi conto dell’enormità dell’improponibile promessa. Sbagliare una cifra di 10 volte meriterebbe il ritorno alle elementari dell’intera Assemblea Capitolina dalla quale siamo rappresentati.

Errore numero 4: aver livellato gli ISEE di tutti i potenziali richiedenti. Ammesso pure che si volesse dare un segnale ai giovani per incentivare il trasporto pubblico, si è operata una chiara violazione del principio di giustizia. L’abbonamento è quasi gratis per tutti indipendentemente dall’ISEE. Così la figlia dell’operaio che fatica ad arrivare a fine mese paga la stessa cifra del figlio dell’imprenditore che come regalo di compleanno riceve la macchinetta.

Errore numero 5: sbagliare clamorosamente le stime. Il 5 settembre 2023 la Giunta Capitolina commette un errore grossolano di stima fin dal testo della delibera: parla correttamente di under 26 e poi senza accorgersene riduce di 8 anni la fascia di età, tra gli 11-18. Inconsapevole che i numeri non corrispondono. Insomma, si era partiti da 400.000, si era preso come base 25.000, si era stimato 39.000. La realtà sono 88.000. E non ci sono abbastanza soldi nemmeno per loro.

Errore numero 6: una stampa vergognosamente appiattita sulle veline incapace di esercitare la doverosa critica. In questa vicenda è chiaro che la stampa si sia limitata a fare da passacarte. Si sente sempre più l’esigenza di persone intelligenti che sappiano comunicare bene, sottoponendo le notizie a quelle giuste analisi che aiutano i Cittadini a formarsi un giudizio corretto.

Qualcuno si potrebbe chiedere se la vicenda ha un carattere limitato e finito nel tempo. Si deve rispondere di no, sicuramente perché occorre sperare nella perseveranza della disaffezione di 312.000 under 19 al trasporto pubblico, altrimenti il 2024 e 2025 saranno un bagno di sangue.

Ma la vicenda rappresenta iconicamente la sciatteria presuntuosa di una Amministrazione che, incapace di ascoltare i Cittadini, le Associazioni, i Comitati, i Pendolari, invece di pensare al bene collettivo si arrischia a promettere per soddisfare solo i propri sogni vanagloriosi. La scarsa lungimiranza dimostrata nella sostenibilità economica di un progetto tanto ambizioso è un ulteriore aggravio di una comunità già pesantemente provata da un servizio pubblico di qualità mediocre, come rilevato in tutte le sedi, compresa l’Unione Europea.

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