Il “modello Venezia” a cui stanno facendo impropriamente riferimento a Roma da qualche tempo, NON esiste più da circa 20 anni. Fino al 2007 c’erano i biglietti “residenti” e “non residenti”, la differenza era molto significativa (solo per fare un esempio: tipo 1€ e 5€) ma tantissimi facevano il biglietto residenti, perché tanto nessuno controllava i documenti d’identità: per salire sul battello c’era/c’è un operatore che apre/chiude un cordone/cancelletto e controlla che tu abbia il biglietto, ma avete presente il caos di persone che c’è a Venezia? Immaginate se controllassero a dovere tutti. Invece è necessario che il tempo di fermata sia il più breve possibile perché i battelli traboccano ed il servizio deve andare spedito.
Il “modello Venezia” successivo (dal 2008) e attualmente in vigore, prevede l’acquisto preventivo di una tessera – ora magnetica ricaricabile, per ottenere la quale va compilato un modulo e presentati dei documenti. La tessera vale 5 anni, costo residenti Venezia 10€, residenti Veneto 40€, studenti a Venezia 20€ (a prescindere dalla residenza), tutti gli altri 100€ (che sono poi solo 20€/anno). Chiunque abbia la tessera paga 1,50€ a biglietto, gli altri 9,50€. Quindi la differenza sostanziale è tra utenti “molto occasionali senza tessera” e utenti “con tessera”. Inoltre non c’è bisogno di alcun controllo documenti sui battelli, perché la verifica è stata già fatta all’origine per il rilascio della tessera.
C’è un senso NON discriminatorio (i residenti con le loro tasse pagano la maggior parte dei costi del trasporto pubblico, e quindi ottengono dei benefici), ma anche un senso più logico nel distinguere tra utenti “occasionali” e “abituali”.
A Roma da tempo ci sono abbonamenti divisi tra residenti nel Comune di Roma, e tutti gli altri. E sembra più discriminatorio (c’è gente cha magari vive a Roma e usa i mezzi solo dentro Roma ma non ha la residenza, come per esempio una moltitudine di studenti universitari), meno logico ed in contrasto con le politiche di incentivazione della mobilità sostenibile.
Per concludere: l’ultima modifica tariffaria a Roma avvenne a maggio 2012 (biglietto da 1€ a 1,50€ e aumento anche degli abbonamenti), quindi NON 20 anni fa. Inoltre il 65% di quanto incassa ATAC viene già adeguato e maggiorato ogni anno coi coefficienti ISTAT (per dire: dic.2023/2020= +16%, in 3 anni), la restante quota del 35% è quella coperta da biglietti e abbonamenti.
Nessuno ha spiegato su che voce di spesa mancano 22 Milioni€ per il contratto con ATAC, difficile pensare che sia per il servizio che dovrà svolgere nel 2025, considerati i maggiori incassi dall’enorme afflusso di pellegrini. Forse per pagare i Privati a cui ATAC sta (sub)appaltando ulteriori linee (al momento arriveranno a 20), perché da sola non è in grado di fornire un servizio sufficiente? Non si sa, ma dal Campidoglio nessuna spiegazione nemmeno sul motivo di questa forma di “privatizzazione” a rate.
Sarebbe necessaria una maggiore trasparenza, oltre a controlli più serrati sull’evasione tariffaria, prima di andare a toccare il portafogli dei soliti paganti.